La scuola di Atene

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mercoledì 23 settembre 2015

LE GUERRE PUNICHE


LE GUERRE PUNICHE







ANNIBALE 



LA STRATEGIA MILITARE DI ANNIBALE



Il Ritratto di Annibale Livio  Ab Urbe Condita XXI - 4

Missus Hannibal in Hispaniam primo statim adventu omnem exercitum in se convertit; Hamilcarem iuvenem redditum sibi veteres milites credere; eundem vigorem in voltu vimque in oculis, habitum oris lineamentaque intueri. Dein brevi effecit ut pater in se minimum momentum ad favorem conciliandum esset. Nunquam ingenium idem ad res diversissimas, parendum atque imparandum, habilius fuit. Itaque haud facile discerneres utrum imperatori an exercitui carior esset; neque Hasdrubal alium quemquam praeficere malle ubi quid fortiter ac strenue agendum esset, neque milites alio duce plus confidere aut audere. Plurimum audaciae ad pericula capessenda, plurimum consilii inter ipsa pericula erat. Nullo labore aut corpus fatigari aut animus vinci poterat. Caloris ac frigoris patientia par; cibi potionisque desiderio naturali, non voluptate modus finitus; vigiliarum somnique nec die nec nocte discriminata tempora; id quod gerendis rebus superesset quieti datum; ea neque molli strato neque silentio accersita; multi saepe militari sagulo opertum humi iacentem inter custodias stationesque militum conspexerunt. Vestitus nihil inter aequales excellens: arma atque equi conspiciebantur. Equitum peditumque idem longe primus erat; princeps in proelium ibat, ultimus conserto proelio excedebat. Has tantas viri virtutes ingentia vitia aequabant, inhumana crudelitas, perfidia plus quam Punica, nihil veri, nihil sancti, nullus deum metus, nullum ius iurandum, nulla religio. Cum hac indole virtutum atque vitiorum triennio sub Hasdrubale imperatore meruit, nulla re quae agenda videndaque magno futuro duci esset praetermissa.

RITRATTO DI ANNIBALE
(Livio, Ab urbe condita, XXI,4)

Annibale, inviato in Spagna, subito al suo primo apparire attirò su di sé l'attenzione di tutto l'esercito; [2] i veterani avevano l'impressione di rivedere Amilcare da giovane: essi vedevano in Annibale i tratti somatici del padre e soprattutto la stessa personalità energica e decisa, che si manifestava nell'espressione del volto e nella vivacità dello sguardo.
 Poi in breve tempo egli fece si che le fattezze del padre in lui riprodotte diventassero solo il motivo di minor importanza per la sua popolarità; [3] mai una medesima indole fu più idonea della sua a cose tra loro del tutto opposte, l'ubbidire e il comandare. Perciò non si sarebbe potuto distinguere facilmente se fosse più caro al comandante o all'esercito; [4] e Asdrubale non preferiva mettere a capo nessun altro, quando si doveva compiere qualche azione con coraggio ed energia, né i soldati sotto la guida di un altro comandante dimostravano più sicurezza e ardimento;[5] aveva il massimo dell'audacia nel cercare i pericoli, e il massimo della prudenza nell'affrontarli; nessuna fatica poteva fiaccare il suo corpo o sopraffare il suo animo; [6] sopportava ugualmente bene il caldo e il freddo; la misura del cibo era determinata dal bisogno naturale e non dall'ingordigia; i periodi di veglia e di sonno erano distinti non dal succedersi del giorno e della notte; [7] era concesso al sonno il tempo che avanzava dall'azione; esso non veniva cercato su di un morbido letto né nel silenzio, molti lo videro che giaceva coperto da un mantello militare per terra in mezzo alle sentinelle e ai corpi di guardia. [8] Il suo modo di vestire non si distingueva fra quello dei suoi pari, mentre si facevano notare le sue armi e i suoi cavalli. Era di gran lunga il più grande dei cavalieri e dei fanti; per primo entrava in battaglia, per ultimo si ritirava. [9] Enormi difetti pareggiavano queste eccezionali virtù: inumana crudeltà, slealtà ancora maggiore di quella dei comuni cartaginesi, nulla di vero, nulla di sacro, nessuno timore degli dei, nessun rispetto dei giuramenti, nessuno scrupolo religioso. [10] Con questo temperamento incline ai vizi e alle virtù, militò per tre anni sotto il comando di Asdrubale, senza mai nulla tralasciare che fosse da farsi e da provvedersi da parte di uno destinato a diventare un grande generale. 

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