La scuola di Atene

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domenica 10 febbraio 2019

ROBINSON CRUSOE

NASCITA DEL ROMANZO MODERNO
Il romanzo moderno del Settecento si rivolge a un pubblico di massa e non a un gruppo ristretto di intellettuali. Questo spiega il successo del nuovo genere in Francia e in Inghilterra, dove la borghesia si amplia e afferma il proprio potere politico ed economico, al punto che si può parlare di "romanzo borghese": il nuovo romanzo è infatti rivolto al pubblico borghese; la borghesia vi si riconosce; emerge una vera e propria etica borghese veicolata dai romanzi che hanno come protagonisti "eroi" di ogni giorno capaci di costruire la propria vita con le loro ingegnose capacità. Nei romanzi borghesi i personaggi mostrano una forte fiducia in se stessi e nella vita, le vicende narrate traggono spunto dalla realtà e si allontanano da narrazioni mitologiche o cavalleresche: la novità dei temi e degli intrecci fa sì che in Inghilterra il romanzo prenda il nome di "novel".

Vita e avventure di Robinson Crusoe. TRAMA DEL ROMANZO
https://cultura.biografieonline.it/robinson-crusoe-riassunto/

Incipit del romanzo Vita e avventure di Robinson Crusoe
I. Primi anni di gioventù.
Nacqui dell'anno 1632 nella città di York d'una buona famiglia, benché non del paese, perché mio padre, nativo di Brema, da prima venne a mettere stanza ad Hull; poi fattosi un buono stato col traffico e dismesso indi il commercio, trasportò la sua dimora a York; nella qual città sposò la donna divenuta indi mia madre. Appartiene questa alla famiglia Robinson, ottimo casato del paese; onde io fui chiamato da poi Robinson Kreutznaer, ma per l'usanza che si ha nell'Inghilterra di svisar le parole, siamo or chiamati anzi ci chiamiamo noi stessi, e ci sottoscriviamo Crusoe, e i miei compagni mi chiamarono sempre così.
Ebbi due fratelli maggiori di me, un de' quali, tenente-colonnello in un reggimento di fanteria inglese, servì nella Fiandra, prima sotto gli ordini del famoso colonnello Lockhart, poi rimase morto nella battaglia accaduta presso Dunkerque contro agli Spagnuoli. Che cosa divenisse dell'altro mio fratello non giunsi a saperlo mai più di quanto i miei genitori abbiano saputo in appresso che cosa fosse divenuto di me. Terzo della famiglia, né essendo io stato educato ad alcuna professione, la mia testa cominciò sin di buon'ora ad empirsi d'idee fantastiche e girovaghe.
Mio padre, uomo già assai vecchio, che mi aveva procurata una dose ragionevole d'istruzione, fin quanto può aspettarsi generalmente da un'educazione domestica e dalle scuole pubbliche del paese, mi destinava alla professione legale; ma nessuna vita mi garbava fuor quella del marinaio, la quale inclinazione mi portò sì gagliardamente contro al volere, anzi ai comandi di mio padre, e contro a tutte le preghiere e persuasioni di mia madre e degli amici, che si sarebbe detto esservi nella mia indole una tal quale fatalità, da cui fossi guidato direttamente a quella miserabile vita che mi si apparecchiava.
Mio padre, uom grave e saggio, mi avea dati seri ed eccellenti consigli per salvarmi da quanto egli presentì essere il mio disegno. Mi chiamò una mattina nella sua stanza ove lo confinava la gotta, e lagnatosi caldamente meco su questo proposito, mi chiese quali motivi, oltre ad un mero desiderio di andar vagando attorno, io m'avessi per abbandonare la mia casa ed il mio nativo paese, ove io poteva essere onorevolmente presentato in ogni luogo, e mi si mostrava la prospettiva di aumentare il mio stato, l'applicazione e l'industria, e ad un tempo la sicurezza di una vita agiata e piacevole. (...)
"Dunque sii uomo; non precipitarti da te medesimo in un abisso di sventure contro alle quali la natura e la posizione in cui sei nato, sembrano averti premunito; non sei tu nella necessità di mendicarti il tuo pane. Quanto a me, son disposto a farti del bene e ad avviarti bellamente in quella strada che ti
ho già raccomandata come la migliore; laonde se non ti troverai veramente agiato e felice nel mondo, ne avranno avuto unicamente la colpa o una sfortuna non prevedibile o la tua mala condotta, venute ad impedirti sì lieto destino. Ma non avrò nulla da rimproverare a me stesso, perché mi sono sdebitato del mio obbligo col farti cauto contro a quelle tue risoluzioni che vedo doverti riuscire rovinose. Son prontissimo dunque a far tutto a tuo favore, se ti determini a rimanertene in mia casa e ad accettare
un collocamento quale te l'ho additato; ma altresì non coopererò mai alle tue disgrazie col darti veruna sorta d'incoraggiamento ad andartene." (...)
II. Fuga.
Sol quasi un anno dopo io ruppi il freno del tutto; benché in questo intervallo avessi continuato a mostrarmi ostinatamente sordo ad ogni proposta di dedicarmi a qualche professione, e benché frequentemente mi fossi querelato de' miei genitori per questa loro volontà, sì fermamente dichiarata contro a quanto sapevano essere, com'io diceva, la decisa mia vocazione. Ma trovatomi un giorno ad Hull, ove capitai a caso e in quel momento senza verun premeditato disegno, incontrai uno de' miei
compagni, che recandosi allora a Londra per mare sopra un vascello del padre suo, mi sollecitò ad accompagnarlo col solito adescamento degli uomini di mare: col dirmi cioè, che un tal viaggio non mi sarebbe costato nulla. Non consultai nè mio padre nè mia madre, nè tampoco mandai a dir loro una parola di ciò; ma lasciai che lo sapessero come il Cielo lo avrebbe voluto, e partii senza chiedere nè la benedizione di Dio, nè quella di mio padre; senza badare a circostanze o conseguenze; e partii in una trista ora: Iddio lo sa! Nel primo giorno di settembre del 1651 mi posi a bordo di un vascello diretto a Londra. 

Robinson sull'isola
http://online.scuola.zanichelli.it/lettereinmovimento-files/Vol_2/brani/v2_c1_giallo.pdf

L'incontro con Venerdì
http://www.edu.lascuola.it/edizioni-digitali/Convivio/letture/DDefoe_incontroconvenerdi.pdf