LA LETTERATURA DELLE ORIGINI
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LANCILLOTTO E GINEVRA
LA POESIA PROVENZALE Perché la poesia medievale parla d'amore?
L’AMOR
CORTESE
LANCILLOTTO E GINEVRA
LA POESIA PROVENZALE Perché la poesia medievale parla d'amore?
a) L'amore, esaminato in tutte le sue sfaccettature (innamoramento, tradimento, nostalgia, discidium), sin dai tempi di Omero, Saffo e Catullo è stato oggetto del canto poetico.
La poesia, poi, è l'espressione del sentimento, dell'indagine interiore e il sentimento d'amore, in tutte le sue sfumature, è quello che consente alla dimensione soggettiva di emergere più chiaramente.
La poesia, poi, è l'espressione del sentimento, dell'indagine interiore e il sentimento d'amore, in tutte le sue sfumature, è quello che consente alla dimensione soggettiva di emergere più chiaramente.
b) L'amore inoltre,, nella cornice di inaccessibili castelli, rappresenta la dimensione del sogno, un rifugio necessario a trovare riparo rispetto a una realtà inappagante, fatta di guerra e povertà per i cavalieri.
d) Il servitium amoris è la maniera più semplice ed esemplificativa per parlare dell'organizzazione dei rapporti interpersonali in età feudale: fedeltà, abnegazione nel servizio, desiderio di ricompensa sono le tappe amorose, e nello stesso tempo sociali, che il cavaliere deve affrontare per ottenere considerazione.
d) Il servitium amoris è la maniera più semplice ed esemplificativa per parlare dell'organizzazione dei rapporti interpersonali in età feudale: fedeltà, abnegazione nel servizio, desiderio di ricompensa sono le tappe amorose, e nello stesso tempo sociali, che il cavaliere deve affrontare per ottenere considerazione.
La donna è un essere sublime e irraggiungibile, degno di venerazione.
L’uomo si pone in atteggiamento d’inferiorità rispetto alla donna amata,
presentandosi come suo umile
servitore;
la sua sottomissione e obbedienza sono totali (servitium amoris).
Amor cortese e società feudale
L’amor
cortese è la trascrizione metaforica dell’omaggio feudale.
Viene riprodotto perfino
il linguaggio:
il trovatore si rivolge all’amata con l’appellativo di midons,
derivato da meus
dominus, mio signore.
All'immagine della donna creata dalla Chiesa,
(donna-danno,
secondo una tradizione misogina
già viva nella cultura giudaica e in quella
greco-romana
e che aveva nella triade Eva, Pandora a Elena
un’incarnazione
dimostrativa)
subentra quella creata dall'aristocrazia cavalleresca
e il rapporto d'amore si modella su quello vassallatico.
In
bene avanzo ogni giorno e m’affino
perché
servo ed onoro la più bella
del
mondo (…).
Tanto
l’amo di cuore e la desidero,
che
per troppo desìo temo di perderla,
se
perdere si può per molto amare. (…)
Ma per
l’affanno ch’io soffro
dall’amarla
non mi distolgo,
bench’ella
mi costringa a solitudine.
Arnaut Daniel
- Nella
sua totale devozione, l’amante chiede in cambio dei suoi servigi un privilegium, un beneficium (un saluto, uno
sguardo).
- L’amore
è perpetuamente inappagato (anche perché spesso la dama è coniugata).
- Non
si tratta di un amore spirituale, ma sensuale.
- L’amore
è irraggiungibile e la sua impossibilità genera sofferenza, tormento perpetuo, ma anche gioia, e pienezza vitale.
- Si tratta di un amore adultero.
Come teorizza Andrea
Cappellano nel De amore, nel rapporto coniugale non può esistere amore sincero.
Il
matrimonio è un puro e semplice contratto stipulato per mere ragioni
patrimoniali e dinastiche, in cui il sentimento non ha parte alcuna.
- Il carattere adultero
dell’amore esige il segreto, che tuteli l’onore della donna, mai nominata direttamente dai poeti: al suo nome si allude solo con pseudonimi (senhal), per timore dei "malparlieri”.
Le
radici sociali dell’amor cortese,
che implica una rivalutazione della figura femminile,
che implica una rivalutazione della figura femminile,
va cercata nell’ansia di riscatto sociale
e di integrazione dei cavalieri poveri.
e di integrazione dei cavalieri poveri.
Estromessi dall’asse ereditario perché cadetti,
impoveriti
per mancanza di guerre
in un periodo di rafforzamento
del potere centrale della monarchia francese,
del potere centrale della monarchia francese,
i cavalieri vivono il passaggio dall’etica feudale della
guerra
a quella dell’amore,
a quella dell’amore,
con il conseguente cambiamento del codice dei
valori:
non solo ardimento e prodezza nelle armi,
ma qualità morali e nobiltà d’animo ora decretano il successo.
Il carattere personale delle virtù cortesi non è semplicemente dato per natura
e neanche acquisito semplicemente con la nascita,
(...)
adesso oltre alla nascita è necessaria anche l'educazione per innestarle
e l'esercizio continuo e volontario per affermarle.
E. Auerbach, Mimesis
Il
cavaliere cerca protezione e prestigio nella corte
cantando l’amore per la
dama,
spesso sola a corte per l’assenza del castellano,
impegnato in guerre
lontane,
e perciò detentrice di un ruolo di guida nel feudo.
Si rinnova il
ruolo del cavaliere
che diventa cortese
- impegnato alla conquista della donna amata
e spinto all’azione da moventi
individuali - e anche poeta.
Il cavaliere-poeta
sostituisce il poeta-chierico,
come i temi amorosi si sovrappongono a quelli
religiosi.
Si verificano una laicizzazione dei temi e una
sacralizzazione dell’amore
che diventa una religione, con i suoi riti:
la
donna è un’icona sacra verso cui il cavaliere innamorato si genuflette,
pronto
a immolarsi fino al sacrificio di sé; Lancillotto ne è un esempio.
Risulta evidente la discrasia tra la dimensione sacra del teocentrismo
medievale
e i temi profani della poesia erotica cortese.
Si tratta di un contrasto che presto esploderà
dando vita a nuove forme poetiche (lo Stilnovo).
I comandamenti dell'amore
Ricordati di evitare soprattutto le menzogne.
Nel dare e nel ricevere piaceri d'amore
mai deve mancare il senso del pudore.
Sii sempre cortese e civile.
Nei piaceri d'amore non sopraffare mai la volontà dell'amante.
A. Cappellano, De amore
LA CORTESIA
http://www.letteratura.rai.it/articoli/cavalleria-la-cultura-cortese/1103/default.aspx
Ho il cuore così pieno di gioia
che tutto mi disnatura;
fiore bianco, vermiglio e giallo
mi pare la gelata,
e col vento e con la pioggia
cresce la mia felicità:
così il mio pregio sale e cresce
e il mio canto è migliore;
tanto amore ho nel cuore
tanta gioia e dolcezza,
che il gelo mi sembra fiore
e la neve verzura.
(Beranrt de Ventadorn, in Poesia dell'età cortese, Nuova Accademia , Milano)
LA CORTESIA
http://www.letteratura.rai.it/articoli/cavalleria-la-cultura-cortese/1103/default.aspx
Ho il cuore così pieno di gioia
che tutto mi disnatura;
fiore bianco, vermiglio e giallo
mi pare la gelata,
e col vento e con la pioggia
cresce la mia felicità:
così il mio pregio sale e cresce
e il mio canto è migliore;
tanto amore ho nel cuore
tanta gioia e dolcezza,
che il gelo mi sembra fiore
e la neve verzura.
(Beranrt de Ventadorn, in Poesia dell'età cortese, Nuova Accademia , Milano)
La poesia cortese e cavalleresca non ha scoperto l’amore, ma gli ha dato un
nuovo significato. [...]
Ciò che contraddistingue la poesia cavalleresca nei confronti dell’antichità e
dell’alto Medioevo è soprattutto il fatto che l’amore, per quanto spiritualizzato,
conserva il suo carattere sensuale ed erotico; e proprio in quanto tale opera la
rinascita della personalità morale.
Nuovo, nella poesia cavalleresca, è il culto
consapevole dell’amore, il senso che l’amore va protetto e alimentato; nuova
è la credenza che l’amore sia la fonte di ogni bontà e bellezza e che ogni atto
turpe, ogni bassa inclinazione sia un tradimento verso l’amata. Nuovo è l’intimo
e dolce affetto, la pia devozione, che l’amante prova in ogni pensiero per la
sua donna; nuova l’infinita, inappagata e inappagabile, perché illimitata, sete
d’amore. Nuova è la felicità dell’amore, che è indipendente dalla soddisfazione
del desiderio e resta suprema beatitudine anche nel più duro insuccesso.
Nuovo infine è l’intenerimento e la femminilizzazione dell’uomo innamorato.
Già il fatto che l’uomo faccia la parte del corteggiatore capovolge il primitivo
rapporto fra i sessi. Le età arcaiche ed eroiche, in cui bottini di schiave e ratti di fanciulle sono all’ordine del giorno, ignorano il corteggiamento.
Arnold Hauser
L’amor cortese:
dame e cavalieri
da Storia Sociale dell’arte,
vol. I, Einaudi, Torino, 1971
La teoria e la pratica dell'amor cortese ebbero il merito di contribuire a dirozzare il comportamento maschile, fondando un modello di rapporto fra sesso maschile e femminile (per esempio il corteggiamento), che è arrivato fino ad oggi.
VITA DA STREGA!
LA SCUOLA SICILIANA
LA PARODIA DELL'AMOR CORTESE: ROSA FRESCA AULENTISSIMA
DARIO FO: CIELO D'ALCAMO E "IL NOME DELLA ROSA"
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