La scuola di Atene

La scuola di Atene

domenica 6 settembre 2015

La scuola ... in poche parole!

SCUOLA
La parola scuola viene dal greco scholé, che i latini traducevano con il termine otium, cioé "tempo libero".
Quindi la scuola è il luogo in cui la maggior parte dei giovani trascorre il proprio tempo libero! Bisogna, però, dare un senso preciso alle parole: non si parla, certo, del tempo libero inteso come residuale rispetto ad altre occupazioni ritenute più importanti (palestra, chat, videogames), ma  si tratta, piuttosto, del tempo migliore da dedicare a se stessi.
Quello trascorso a scuola è il tempo dell'autenticità, è il momento in cui ogni ragazzo può veramente pensare a se stesso, a quello che vorrà essere; la scuola è il tempo/spazio in cui ognuno individua le strategie per diventare una persona completa, in linea con il proprio daimon, la propria voce interiore, che, se ascoltata e se portata alla piena realizzazione di sé, potrà chiamarsi eudaimonia, cioé, "felicità", come sostenevano gli antichi greci.
Gli americani oggi direbbero become yourself.
Come fare?
La scuola non ha risposte o ricette pronte, ma indica percorsi, suggerisce le domande che ogni giovane dovrà imparare a porre a se stesso, lascia il tempo di scoprire sogni, progetti, desideri.
La parola desiderio significa "ciò che viene dalle stelle" (de sideribus, per i latini). E dalle stelle viene una flebile luce che dobbiamo imparare a scorgere per catturarla: portare giù la luce dalle stelle vuol dire saper realizzare un sogno.

La scuola indica il cammino della ricerca, della costruzione di ideali, della formazione di esseri umani degni di questo nome.
... E quindi uscimmo a riveder le stelle
(Inferno, XXXIV, 139)





LETTURA

BELLEZZA
La bellezza salverà il mondo, afferma il principe Miskin nell'Idiota di Dostoevskij.
Il mondo ha bisogno di giovani educati al bello, ad una forma di bellezza dell'anima, del gusto, ad una bellezza che nasce dalla civiltà, dalla cultura.
La "potenza" del bello è da riscoprire oggi, è da contrapporre a un mondo circondato dalla "bruttura" etica (delitti, corruzione, guerre) e dalla "bruttezza" estetica (mode della morte, teschi, Emo, corpi tatuati, artefatti, rifatti chirurgicamente).
Invece, la potenza della bellezza fa diventare preziose le cose semplici della vita.
Educare alla bellezza significa volgere lo sguardo verso la vita e darle significato: è il mio sguardo che fa diventare belle le cose, animandole.






Albert Camus nell'Uomo in rivolta scriveva: la bellezza senza dubbio non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza. E Camus intende per bellezza, il sogno, l'ideale, l'ipotesi di un mondo migliore e lo sforzo per realizzarlo.
Nel mondo in cui viviamo, dominato dalla tecnica, non possiamo certo affidarci solo agli strumenti e alle competenze necessarie a farli funzionare: ci sarebbe una società di freddi automi come quella descritta da Ray Bradbury in Fahrenheit 451. Un clic non può cambiare la vita: occorrono una mano che prema il pulsante e un cervello che la diriga, che abbia ideali belli, in base ai quali compiere azioni nell'interesse generale.
Per distruggere Hiroshima e Nagasaki è bastato un dito competente che abbia premuto correttamente il pulsante giusto, ma è mancato un cervello per fermarlo!
Quando Paul Tibbets, pilota dell'Enola Gay, che sganciò la bomba atomica sul Giappone, fu interrogato sul senso del suo gesto, lui rispose solo that was my job.
Una società che dimentica la bellezza e che non educa alla bellezza, resta in balia della tecnica, si fa dominare dalla macchina e dimentica che fare e agire non sono sinonimi. Fare significa solo eseguire un ordine, agire vuol dire essere consapevoli delle conseguenze dei propri comportamenti.
Compito della scuola è formare persone moralmente belle, capaci di orientare le proprie azioni verso ideali costruttivi, di dire "no" a un sistema disfunzionale.
E per raggiungere questo obiettivo occorre restituire valore alla cultura, in una società in cui, invece, malauguratamente, prevalgono i valori di mercato.

CHE COSA DEVE INSEGNARE LA SCUOLA
Non appena ho cominciato ad amarmi ho trovato che le emozioni che mi facevano soffrire come l’angoscia sono solo sintomi di comportamenti che vanno contro la mia propria verità. Oggi, io so che questa è “autenticità”.

Non appena ho cominciato ad amarmi ho capito quanto può offendere forzare i nostri desideri su un’altra persona, anche quando non è il giusto momento e quando la persona non è pronta, e anche quando quella persona sono io.

Oggi lo chiamo “rispetto”.

Non appena ho cominciato ad amarmi ho smesso di desiderare una vita differente, ed ho potuto vedere che tutto quanto mi circondava mi invitava a crescere.
Oggi la chiamo “maturità”.

Non appena ho cominciato ad amarmi ho capito che ad ogni circostanza sono nel posto giusto al momento giusto, e che tutto succede nel momento esatto; in questo modo posso rimanere calmo.
Oggi la chiamo “fiducia in sé stessi”.

Non appena ho cominciato ad amarmi ho smesso di sprecare il mio tempo, ho smesso di progettare grosse imprese. Oggi faccio solo ciò che mi porta gioia e felicità, solo ciò che amo fare e le faccio a modo mio e con i miei tempi.
Oggi la chiamo “semplicità”.

Non appena ho cominciato ad amarmi mi sono liberato di tutto ciò che non è buono per la mia salute: cibo, persone, cose, situazioni e tutto ciò che mi porta giù e lontano dal mio Sé. Questa attitudine dapprima la chiamavo un sano egoismo…
Oggi la chiamo “amore per sé stessi”.

Non appena ho cominciato ad amarmi ho smesso di provare ad essere sempre corretto, e da allora sbaglio di meno.
Oggi ho scoperto che questa è “modestia”.

Non appena ho cominciato ad amarmi ho rifiutato di vivere nel passato e di preoccuparmi per il futuro. Adesso, vivo solo per il presente, qualsiasi cosa succeda.
Oggi vivo giorno per giorno, e la chiamo “realizzazione”.

Non appena ho cominciato ad amarmi ho riconosciuto che la mia mente può disturbarmi fino a farmi stare male. Da quando l’ho connessa al mio cuore, la mia mente è diventata mia alleata.
Oggi la chiamo “saggezza del cuore”.

Non abbiamo più bisogno di aver paura delle discussioni, dei confronti o di ogni altro tipo di problemi con noi stessi o con gli altri. Anche le stelle collidono, e dal loro scontro nascono nuovi mondi.
Oggi io la chiamo “vita”!

(C. Chaplin)


DISCORSO DI ROBERT KENNEDY SUL PIL





EDUCAZIONE ALLA BELLEZZA: EDUCAZIONE SENTIMENTALE
(prima intervista di U. Galimberti)


CULTURA
Sopravvivenza della coscienza critica nell'età della tecnica.

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