La scuola di Atene

La scuola di Atene

sabato 24 marzo 2018

LA LINEA ANTINOVECENTISTA E LA CRISI DEL SIMBOLISMO IN ITALIA

UMBERTO SABA (Trieste 1883 - Gorizia 1957)

Saba prosatore: Ernesto
https://prometeo3.palumboeditore.it/pdf/web/viewer.html?file=https%3A%2F%2Fprometeo3.palumboeditore.it%2Fpublic%2Fmeta%2FT00022.pdf




AMAI
Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.

Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.

Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata alla fine del mio gioco.
(dalla sezione Mediterranee, 1945-46, in Canzoniere)

LA CAPRA
http://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-3/pdf-online/37-saba.pdf

ULISSE
http://www.edatlas.it/documents/9a37bdb0-c95d-49b7-9219-392510871bf4

Mio padre è stato per me l'assassino
http://online.scuola.zanichelli.it/lettureingioco/files/2011/04/antologia_vol1-05.pdf

La poesia "onesta"
http://www.letteraturaitalia.it/5-autori-e-opere-novecento/la-poesia-onesta-da-quello-che-resta-da-fare-ai-poeti-di-umberto-saba/



CESARE PAVESE
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
http://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-2/pdf-verde/letterautori_verde_volume2_leopardi_pavese.pdf






SANDRO PENNA (Perugia 1906 - Roma 1977)

La vita...è ricordarsi di un risveglio...
http://www.edatlas.it/documents/eaa22541-236d-4b12-bb7b-5f940ea61fbd

Sul molo il vento soffia forte
http://www.nuoviargomenti.net/poesie/sul-molo-il-vento-soffia-forte/








VITTORIO SERENI (Luino, Varese, 1913 - Milano 1983)

Non sa più nulla, è alto sulle ali
http://www.edu.lascuola.it/edizioni-digitali/Convivio/VB/letture/nonsa.pdf

Video
Vittorio Sereni si racconta
http://www.raiscuola.rai.it/articoli/vittorio-sereni-si-racconta/8386/default.aspx

Luperini: la poesia di Sereni
https://prometeo3.palumboeditore.it/biblioteca#modal-one





MONTALE (Genova, 1896 -  Milano, 1981) E IL NEOALLEGORISMO



Meriggiare pallido e assorto
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
(Da Ossi di seppia, 1925)

Non chiederci la parola (da Ossi di seppia)
http://www.digila.it/public/iisbenini/transfert/Bernazzani/5B%20SIA/Materiale/CD_292Non%20chiederci%20la%20parola.pdf

Forse un mattino andando in un'aria di vetro (da Ossi di seppia)
http://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-3/pdf-online/45-montale.pdf

Nuove stanze
Poi che gli ultimi fili di tabacco
al tuo gesto si spengono nel piatto
di cristallo, al soffitto lenta sale
la spirale del fumo
che gli alfieri e i cavalli degli scacchi
guardano stupefatti; e nuovi anelli
la seguono, più mobili di quelli
delle tue dita.
La morgana che in cielo liberava
torri e ponti è sparita
al primo soffio; s’apre la finestra
non vista e il fumo s’agita. Là in fondo,
altro storno si muove: una tregenda
d’uomini che non sa questo tuo incenso,
nella scacchiera di cui puoi tu sola
comporre il senso.
Il mio dubbio d’un tempo era se forse
tu stessa ignori il giuoco che si svolge
sul quadrato e ora è nembo alle tue porte:
follia di morte non si placa a poco
prezzo, se poco è il lampo del tuo sguardo,
ma domanda altri fuochi, oltre le fitte
cortine che per te fomenta il dio
del caso, quando assiste.
Oggi so ciò che vuoi; batte il suo fioco
tocco la Martinella ed impaura
le sagome d’avorio in una luce
spettrale di nevaio. Ma resiste
e vince il premio della solitaria
veglia chi può con te allo specchio ustorio
che accieca le pedine opporre i tuoi
occhi d’acciaio.
(da Le occasioni, 1939)

La poesia si apre con un interno, il poeta e Clizia stanno giocando a scacchi. L’attenzione è tutta concentrata sul gesto di spegnere la sigaretta e sugli anelli che la donna porta alle dita. Questi sono portatori di una densa simbologia magica: una costruzione di fumo, che sembra scaturire da questi incantati gioielli, si addensa nella stanza: si tratta della cittadella della Cultura, di cui la donna è la rappresentante. Ma la realtà incombe violenta, la finestra si spalanca e il miraggio è spazzato via, le vane difese vengono sopraffatte.

La guerra, o meglio, i preparativi ad essa, rappresentano la realtà esterna, una tregenda d’uomini che non sa di Clizia, non sa del suo incenso, della Cultura che ella incarna, si sta preparando a combattere sul campo. La scacchiera è quella della Storia, dove si muovono come pedine questi uomini ignari.

La donna, di fronte alla barbarie e alla violenza degli eserciti, può poco, infatti il lampo del suo sguardo risulta inattivo se ignorato e incapace di far perno sulle coscienze degli uomini. Servono altre forze, forse non migliori ma sicuramente più adatte, per fermare questa tragedia. Clizia non basta, la cultura non basta. La donna, col suo corrispettivo metaforico, resta isolata ed in costante pericolo, sotto la minaccia della distruzione fascista.

Infine c’è una risposta positiva ai dubbi passati sul ruolo della cultura. Batte il suo fioco / tocco la Martinella e le pedine atterrite, vengono come immobilizzate sotto una luce / spettrale di nevaio. E’ quella stessa ignoranza a portarli alla sconfitta, alla morte. Mentre chi, con Clizia, ha opposto gli occhi d’acciaio della cultura allo specchio ustorio della brutalità e dell’insensatezza della guerra, è riuscito a sopravvivere e a resistere non solo fisicamente ma soprattutto intellettualmente.

Oltre al già citato ruolo che barbarie e cultura hanno in uno scenario di guerra, appare opportuno far luce sul corrispettivo privato e personale della vicenda. Clizia è il senhal di Irma Brandeis,
una dantista americana di origine ebraiche, la quale aveva intrattenuto rapporti culturali e privati con Montale, in seguito ad una collaborazione lavorativa presso il Gabinetto Vieusseux del quale il poeta era il direttore.
Con la promulgazione delle leggi antisemite e i preparativi per la guerra a fianco della Germania nazista, Irma era stata costretta a lasciare Firenze e l’Italia. Non è casuale, dunque, la presenza di Clizia come corrispettivo della Cultura messa in grave pericolo dalla minaccia del conflitto.



Ho sceso, dandoti il braccio
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
(da Xenia, 1966,inserito poi in Satura, 1971)


Luca Zingaretti interpreta Ho sceso, dandoti il braccio





INTERVISTA A MONTALE: "La poesia? Cogliere la palla al balzo!"



Enzo Biagi intervista Eugenio Montale





LA VOCAZIONE NARRATIVA DI GIORGIO CAPRONI (Livorno, 1912 - Roma 1990)
L'opera di Caproni
http://www.etica-letteratura.it/System/Documenti/Caproni%201.pdf

Lamenti
   III
Io come sono solo sulla terra
coi miei errori, i miei figli, l’infinito
caos dei nomi ormai vacui e la guerra
penetrata nell’ossa!… Tu che hai udito
un tempo il mio tranquillo passo nella
sera degli Archi a Livorno, a che invito
cedi – perché tu o padre mio la terra
abbandoni appoggiando allo sfinito
mio cuore l’occhio bianco?… Ah padre, padre
quale sabbia coperse quelle strade
in cui insieme fidammo! Ove la mano
tua s’allentò, per l’eterno ora cade
come un sasso tuo figlio – ora è un umano
piombo che il petto non sostiene più.
(dalla sezione I lamenti, in Il passaggio di Enea, 1956)

Riflessioni: la raccolta Il passaggio di Enea
https://www.cogitoetvolo.it/il-passaggio-di-enea/


Anch'io
     Ho provato anch’io.
È stata tutta una guerra
d’unghie. Ma ora so. Nessuno
potrà mai perforare
il muro della terra.
(da Il muro della terra 1976)

Concessione,
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos’è, nella sua essenza, una rosa.
(da Res Amissa, 1992)

Caproni e l'ideale della concisione espressiva 






EDOARDO SANGUINETI (Genova, 1930 - 2010) E I POETI "NOVISSIMI"

Questo è il gatto con gli stivali, questa è la pace di Barcellona
fra Carlo V e Clemente VII, è la locomotiva, è il pesco
fiorito, è il cavalluccio marino: ma se volti pagina, Alessandro,
ci vedi il denaro:
questi sono i satelliti di Giove, questa è l’autostrada
del Sole, è la lavagna quadrettata, è il primo volume dei Poetae
Latini Aevi Carolini, sono le scarpe, sono le bugie, è la scuola di Atene, è il burro,
è una cartolina che mi è arrivata oggi dalla Finlandia, è il muscolo massetere,
è il parto: ma se volti foglio, Alessandro, ci vedi
il denaro:
e questo è il denaro,
e questi sono i generali con le loro mitragliatrici, e sono i cimiteri
con le loro tombe, e sono le casse di risparmio con le loro cassette
di sicurezza, e sono i libri di storia con le loro storie:
ma se volti il foglio, Alessandro, non ci vedi niente.
(dalla raccolta Triperuno, dalla sezione Purgatorio de l’Inferno,1964)
http://www.edu.lascuola.it/edizioni-digitali/Convivio/VB/letture/gatto.pdf


Il Gruppo 63
Movimento letterario italiano legato alla neoavanguardia costituitosi a Palermo nel 1963 e attivo sino alla fine del decennio, che all’esperienza neorealista ormai in declino oppose lo sperimentalismo linguistico più estremo, al fine di elaborare una letteratura capace di dialogare con la nuova realtà sociale del boom economico. Ne fecero parte, tra gli altri, E. Sanguineti, N. Balestrini, A. Arbasino, U. Eco, G. Manganelli.
Il Gruppo svolse per alcuni anni un efficace lavoro di organizzazione culturale, ma la diversità di posizioni presente al suo interno fin dall’inizio si approfondì fino a provocare lo scioglimento del Gruppo, quando sulle pagine della rivista Quindici (1967-69), nel clima caratterizzato dalle lotte operaie e dalla contestazione studentesca del 1968, vennero a scontrarsi le ragioni di un impegno sia pure radicale, ma circoscritto allo specifico letterario, e quelle di un impegno più esplicitamente rivoluzionario anche sul versante politico.
La neoavanguardia, che ebbe la sua espressione più significativa nell’attività del Gruppo 63, fu nel campo letterario il riflesso più vistoso del generale impulso alla modernizzazione che investì la cultura italiana nella seconda metà degli anni 1950. Tale impulso, favorendo l’incontro con nuove discipline e indirizzi di pensiero (sociologia, antropologia, linguistica, psicanalisi, fenomenologia), si tradusse in un consistente aggiornamento scientifico nel lavoro dei critici, cui corrispose, da parte di molti scrittori, il rifiuto della letteratura allora in auge (e in particolare di autori come G. Bassani, C. Cassola, G. Tomasi di Lampedusa, ma anche A. Moravia e P.P. Pasolini), accusata di tradizionalismo provinciale, concessioni all’intrattenimento e disimpegno intellettuale. In positivo la neoavanguardia recuperò l’audacia sperimentale delle avanguardie storiche, innanzitutto del futurismo, si batté per la definitiva consacrazione di C.E. Gadda, assunto a paradigma del nuovo, e predicò nel contempo una programmatica rinuncia alla comunicazione e uno sconvolgimento dell’ordine linguistico, con cui gli scrittori avrebbero dovuto non soltanto negarsi al consumo promosso dall’industria culturale, ma altresì smascherare la falsità dei modelli di comunicazione imposti dallo sviluppo neocapitalistico.

Più che in opere creative (tra cui le più compiute restano forse i romanzi Fratelli d’Italia, 1963, di A. Arbasino, ripreso dall’autore in successive stesure nel 1976 e nel 1993, e Capriccio italiano, 1963, di E. Sanguineti), la neoavanguardia. ha trovato espressione in una fervida attività saggistica (Opera aperta, 1962, di U. Eco; La letteratura come menzogna, 1967, di G. Manganelli), che sarebbe continuata in diverse forme nell’attività di ciascun autore (giornalismo, editoria, università), esercitando una durevole influenza sulla letteratura degli anni successivi.
http://www.verbapicta.it/dati/gruppi/gruppo-63
http://www.treccani.it/enciclopedia/neoavanguardia/

La poetica di Sanguineti
https://www.laletteraturaenoi.it/index.php/interpretazione-e-noi/423-laborintus,-sessant%E2%80%99anni-dopo-sanguineti,-l%E2%80%99avanguardia-e-il-modernismo.html
http://www.bellami.it/soci-e-autori/raffaella-cavaletto/il-laborintus-poetico/
http://www.edatlas.it/documents/4cee5b08-ca63-4e4b-8397-14c1a31c9b7b

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