La scuola di Atene

La scuola di Atene

venerdì 8 aprile 2016

SCRIPTORIA


Le attività nello Scriptorium
Lo scriptorium era una vasta sala adibita alle attività di studio.
I monaci lavoravano vicino ai punti più adatti a ricevere la luce.
Gli strumenti di lavoro erano penne, inchiostro e temperini, righelli, punteruoli (per praticare minuscoli fori, utilizzati come riferimenti per tracciare linee dritte sul foglio) e, infine, il leggio.
Tutto il materiale era fornito dall'armarius (il bibliotecario del monastero), vero regista dell'operazione di copiatura. L'armarius poteva avere anche altri incarichi. In una stessa stanza potevano lavorare fino a trenta amanuensi.

L'attività di copiatura propriamente detta comprendeva tutte le fasi della lavorazione del libro. Poiché il papiro non era più disponibile dopo la conquista araba dell'Egitto, il supporto di scrittura più usato, in attesa della diffusione della carta, era la pergamena, i cui fogli erano ricavati dal trattamento delle pelli degli animali domestici (mucche, pecore e capre); la pergamena più pregiata si ricavava dalla pelle di vitello e prendeva il nome di vellum. Varie erano le fasi della preparazione della pergamena per la scrittura (taglio dei fogli, foratura, rigatura, levigazione).

Una volta posto sul leggio, la prima operazione consisteva nel tracciare righe orizzontali (generalmente in numero di 26) sul foglio vuoto, indispensabili affinché la scrittura fosse diritta, e definire gli spazi da lasciare disponibili per le miniature. L'amanuense copiava quindi il testo sulla pagina rigata; ovviamente il lavoro riguardava la copia di testi classici e religiosi, bibbie e commenti ai testi sacri.

Tria digita scribunt, totum corpus laborat
S. Agostino

All'interno dello scriptorium vi era una specifica suddivisione dei compiti.
I copisti  si occupavano delle riproduzione dei testi in bella grafia, lavorando su piani inclinati. Il manoscritto da copiare era poggiato su di un leggio fissato ad un supporto.

Gli amanuensi scrivevano o meglio trascrivevano il testo, avendo cura della fedeltà dello scritto e della qualità del carattere, sui fogli di pergamena cioè pelle di agnello, pecora, montone o capra lavorata in modo da divenire liscia e chiamata pergamena in quanto entrata nell'uso comune per la prima volta a Pèrgamo, città dell' Asia Minore.

La decorazione spettava invece ai miniaturisti i quali avevano un compito certamente secondario rispetto al fatto di riprodurre e tramandare un testo, ma sicuramente più appariscente, più artistico e di forte impatto visivo.
Le loro meravigliose creazioni danno inizio, nei testi medievali, ai paragrafi e ai capitoli e molto spesso, nell'immaginario collettivo, s'identificano con lo stesso Medioevo. I miniaturisti realizzavano spesso autentiche opere d'arte miniate che volevano riflettere la grandezza e la gloria di Dio e venivano create in oro applicato su una base in gesso, per esaltarne la spazialità e poi lucidato con un brunitoio in pietra d'agata.

La parola 'miniatura' deriva dal latino minium, il colore usato per riquadrare le pagine e per scrivere i titoli e le lettere iniziali dei manoscritti. Gli amanuensi infatti lasciavano appositamente in bianco la lettera iniziale di ogni capitolo affinché venisse poi
' miniata' dai miniaturisti 
In qualche libro, i margini di ciascuna pagina venivano decorati con ghirlande di fiori e di foglie e spesso, in mezzo a questi bordi infiorati venivano dipinti anche figure animali.

Le miniature, col passare del tempo, divennero piccoli capolavori contenuti nello spazio di pochi centimetri quadrati all'interno degli Evangelari ( raccolta di testi sacri, messali), nei Salteri (raccolta di salmi) e nelle Bibbie che ebbero, grazie all'uso dell'oro e della porpora, un aspetto molto elegante.


Infine la rilegatura spettava ai rilegatori, che spesso traducevano il loro lavoro in realizzazioni artigianali ed artistiche di altissimo livello in quanto spesso la rilegatura era in cuoio ed i volumi venivano abbelliti con massicci angoli d'argento lavorato a mano e con grossi fermagli. Alcuni libri venivano invece ricoperti di velluto o con una tavoletta d'avorio scolpito in basso rilievo. Qualche esemplare era perfino rivestito con una lamina d'oro battuto e riposto negli scrigni insieme con perle ed altri gioielli.


























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