La scuola di Atene

La scuola di Atene

DIDATTICA DEL LATINO

Luciano Canfora: il valore della cultura classica
http://espresso.repubblica.it/inchieste/2013/08/22/news/il-classico-insegna-a-diventare-adulti-grazie-alla-filosofia-1.137549?fb_action_ids=1498713780392373&fb_action_types=og.recommends&fb_ref=s%3DshowShareBarUI%3Ap%3Dfacebook-like

Ediscamus ut quae fuerint verba sint opera

Sed ne et ipse, dum aliud ago, in philologum aut grammaticum delabar, illud admoneo, auditionem philosophorum lectionemque ad propositum beatae vitae trahendam, non ut verba prisca aut ficta captemus et translationes inprobas figurasque dicendi, sed ut profutura praecepta et magnificas voces et animosas quae mox in rem transferantur. Sic ista ediscamus ut quae fuerint verba sint opera.
(Seneca, Ep. 108, 35)

Traduzione
Ma affinché io stesso, mentre faccio altro, non scivoli nel campo filologico o grammaticale, ricordo che bisogna indirizzare l’ascolto e la lettura dei filosofi al fine di ottenere una vita felice, non per cogliere parole arcaiche o inventate, metafore sconvenienti e figure retoriche, ma per cogliere insegnamenti utili e sentenze nobili e coraggiose che subito possano essere tradotte in azione. Impariamo dunque queste cose in modo tale che quelle che furono parole si trasformino in atto.


Il latino non si studia per imparare il latino


Il latino non si studia per imparare il latino; il latino, (…) si studia come elemento di un ideale programma scolastico, elemento che riassume e soddisfa tutta una serie di esigenze pedagogiche e psicologiche; si studia per abituare i fanciulli a studiare in un determinato modo, ad analizzare un corpo storico (…), per vedere in ogni fatto o dato ciò che ha di generale e ciò che di particolare, il concetto e l'individuo.

Si paragona continuamente il latino e l'italiano; ma ogni parola è un concetto, una immagine, che assume sfumature diverse nei tempi, nelle persone, in ognuna delle due lingue comparate.
Si studia la storia letteraria dei libri scritti in quella lingua, la storia politica, le gesta degli uomini che hanno parlato quella lingua.
Da tutto questo complesso organico è determinata l'educazione del giovinetto (…). Si è tuffato nella storia, ha acquistato una intuizione storicistica del mondo e della vita, che diventa una seconda natura, quasi una spontaneità, perché non pedantescamente inculcata per "volontà" estrinsecamente educativa.
Questo studio educava senza averne la volontà espressamente dichiarata, col minimo intervento "educativo" dell'insegnante: educava perché istruiva. Esperienze logiche, artistiche, psicologiche erano fatte senza "rifletterci su", senza guardarsi continuamente allo specchio, ed era fatta specialmente una grande esperienza "sintetica", filosofica, di sviluppo storico-reale.
(A. Gramsci, Quaderni dal carcere)

Il maturando classico non deve necessariamente diventare latinista ma deve essere in grado di capire che cosa è stata la civiltà romana, identificare le etimologie, capire le radici latine e greche di molti termini scientifici.
Avere un'educazione classica significa saper fare i conti con la storia e la memoria.
Riformiamo, dunque, ma conserviamo il liceo classico perché consente di immaginare quello che non è stato ancora immaginato e questo distingue il grande architetto dal palazzinaro.
U. Eco, Pape Satàn Aleppe, 2016

Latino perché, latino per chi?

Liberare il latino!

PAOLA MASTROCOLA: CONTRO LA SCUOLA FACILE
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2016-05-27/contro-scuola-facile-155814.shtml?uuid=AD7uzhJ

PAOLA MASTROCOLA: LEZIONI D'AMORE PER IL LATINO E GRECO
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-03-14/le-lezioni-d-amore-il-latino-e-greco-093824.shtml?uuid=ABDa9L9C


LUCIO RUSSO: MEGLIO STUDIARE SENZA TRADUZIONE?
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2016-06-22/meglio-studiare-senza-traduzione--211342.shtml?rlabs=2


LUCA SERIANNI: PRESERVARE IL LATINO E' RIPENSARLO
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2016-05-17/preservare-latino-e-ripensarlo-163521.shtml?uuid=ADcQuJH&fromSearch


DIDATTICA DEL LATINO
http://www.lucaniainrete.it/rubriche/Didattica/Latina%20didaxis,aggiornamenti%20sulla%20didattica%20del%20latino%20nei%20licei.htm#_Toc169724161

GRIGLIE DI VALUTAZIONE
http://www.liceocalamandrei.it/files/NAPS200008/GrigliediValutazione2014.pdf


Esempi di verifiche e griglie di valutazione
http://www.alepalma67.com/prove.htm




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"Mettiamo via quell’idea grammaticale e poi ‘ginnica’ di traduzione, o di storia letteraria separata dalla traduzione degli autori: mettiamoci a raccontare la storia antica, e poi portiamo i testi..."  (Mariangela Caprara)
http://www.leparoleelecose.it/?p=24594


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Lo specialismo è un doloroso ripiego, non è un ideale. 
 (Luciano Canfora, Gli antichi ci riguardano)


Luciano Canfora, Gli antichi ci riguardano





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Un cambiamento di paradigma


La mente non è un vaso, non ha bisogno
d'essere riempita; è legna, e chiede
una scintilla che l'accenda.
(Plutarco, De recta ratione audiendi, 18c)

Nella nostra scuola il latino e il greco sono assai spesso insegnati in modo infelice e inadeguato. Il modello secondo cui queste materie sono insegnate corrisponde sostanzialmente a quello di cinquant'anni fa: studiare tanta grammatica, tanta sintassi. Si studiava il latino per possedere in primo luogo la lingua.
Al contrario, affinché il nostro paese mantenga la memoria culturale del mondo classico, occorre in primo luogo che i ragazzi si interessino a queste materie, le studino volentieri. A scuola bisogna soprattutto gettare un seme, suscitare interesse, una passione. Per questo bisogna avere il coraggio di metter mano a un vero e proprio cambiamento di paradigma nell'insegnamento delle materie classiche.

Fantasia ci vuole, nello studio come nell'insegnamento. E insieme con lei il coraggio di sperimentare.
Facciamo conoscere la cultura antica nel suo complesso, non solo nelle sue forme tradizionalmente codificate dai passato programmi scolastici, ossia lingua e letteratura.
Vicini o lontani che siano, uguali o diversi rispetto a noi, è innegabile che gli antichi ci abbiano lasciato in eredità soprattutto dei testi meravigliosi, testi straordinari, belli da leggere. Gli studenti non hanno solo il divere di conoscerli, ne hanno soprattutto il diritto.
E questo diritto deve essere il più possibile tutelato, anche garantendo ai ragazzi la possibilità di leggere ciò che ottimi traduttori hanno tradotto, in definitiva, anche per loro.
Per i ragazzi dei licei, quelli che hanno in programma lo studio del latino, i clssici esistono al solo scopo di mostrare di saperli tradurre (male) a loro volta. No per leggerli.
Per quanto riguarda, infine, le letture in lingua originale, sarebbe indispensabile uscire dal concetto tradizionale di "versione".
Avvicinarsi al mondo classico senza apprenderne (per quanto possibile) le lingue, costituisce un'azione destinata al fallimento. Però uno studio semplicemente linguistico, o peggio ancora, piattamente grammaticale, fine a se stesso, fallisce ugualmente il bersaglio. Anzi, costituisce un'azione completamente priva di significato.
Imparare il latino significa apprendere l'arte di decifrare una cultura.
Come ha scritto Lévi-Strauss, "se l'apprendimento del greco e del latino si riducesse all'effimera acquisizione dei rudimenti di lingue morte, esso non servirebbe a gran che."
Che cosa significava esattamente "humanitas"? Aulo Gellio legava la nozione romana di "humanitas" non solo al greco "philantropia", ma anche alla "paideia" greca, ossia alla educazione e alla cultura:con l'argomento che l'amore per la conoscenza è l'unico tratto veramnte "umano", quello che distingue l'uomo dagli altri esseri animati.
Lo studio delle materie classiche, nella scuola contemporanea, raggiunge davvero questo obiettivo?
(Maurizio Bettini, A che servono i Greci e i Romani?)



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"Fino al XIX secolo il latino si imparava parlandolo e lo si usava nella comunicazione scritta, giacché era una lingua veicolare e viva. Lo strumento didattico principale erano, anche per il greco antico, i colloquia, ossia dialoghi inventati ad arte (celeberrimi quelli di Erasmo da Rotterdam), del tutto affini a quelli utilizzati oggi per l’apprendimento delle lingue moderne: in un sapiente gioco di domande e risposte, inserite in contesti specifici e attinenti tutti gli aspetti della vita quotidiana, gli allievi apprendevano dai maestri le strutture della lingua e il lessico. (...)




Il percorso di apprendimento, in modo non più esclusivo, certo, ma ancora prevalente, è questo: al primo biennio apprendimento della grammatica delle lingue, morte; al triennio, lettura guidata, con ogni ausilio immaginabile (note a piè di pagina, spiegazioni e traduzioni minute dei docenti, traduzioni a fronte, per cui, di fatto, non si diventa neppure capaci di leggere in lingua latina o greca) di brani letterari che si susseguono secondo una scansione cronologica (lo storicismo prima di tutto, o non siamo italiani). Il risultato è allarmante, devo dirlo, e non se ne abbiano a male i miei colleghi, dei quali condivido la pena: teste di studenti molto mal fatte, passive, lente ad apprendere, facili a dimenticare le desinenze, ferme all’acquisizione del solo 15% del lessico quando va bene, schiave del vocabolario, quasi sempre del tutto indifferenti al contenuto dei brani da tradurre (un testo vale un altro, è solo questione di smontare le parole latine e greche, riconoscere la desinenza, arrivare al lemma del vocabolario e scrivere quattro parole in croce). Crediamo di essere umanisti, ma di umano rischiamo di rivelare ben poco, soprattutto agli esuberanti personaggi che oggi ci toccano come allievi." (Mariangela Caprara)

http://www.leparoleelecose.it/?p=27301#more-27301



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Il latino? una lingua
Se il latino – chi l’avesse detto – è una lingua, la cosa più importante da sapere è il lessico; per il latino, è diventata la cosa più secondaria.
Qualcuno lo negherà, ma resta che a un esame ogni manuale di sintassi è vietato e tutti i vocabolari sono permessi, e resta che allo studente non si può contestare una lacuna per quanto grave di lessico, ma di sintassi e morfologia sì, per quanto lieve.
Dunque lo studente si aggira nel mondo classico come lo straniero che sapesse molte regole che gli italiani ignorano e praticamente nessuna parola d’italiano; e non chiedesse del pane ma uno dei sostantivi in -e col plurale in -i. 
(E. Mandruzzato, Il piacere del latino)


Il piacere del latino













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Didattica del latino:
partire dalla civiltà romana

1) CIBO E BANCHETTI A ROMA

2) DIDONE FONDATRICE DI CARTAGINE
"Nel suicidio col ferro e col fuo a antica nel suo complessoi giovani la culturaco di Didone vedo un motivo in più per sottrarla alla dimensione femminea del primato del cuore e riassegnarla al primato della politica nella sua qualità di eroina fondatrice e guida della sua gente, di regina capace di affrontare dure prove: el-issa, donna divina, Didone/Davide, capo guerriero. (...) Condottiera e fondatrice, Didone, donna pubblica, non donna chiusa nel cerchio delle relazioni e dei compiti famigliari, nel quale Virgilio cerca di risospingerla: tra l'altro, non potendo attribuire alla regina cure materne, dal momento che di figli propri non si fa parola, il poeta le assegna uno dei compiti più tradizionalmente femminili delle culture greca e latina: il filare, il tessere, il ricamare. Lo abbiamo visto nel filo di pelle, lo ritroviamo nel fatto che Didone aveva ricamato per Enea, con le sue stesse mani di regina, «suis manibus», due preziose vesti, una d'oro e una scarlatta: con esse Enea ricoprirà il corpo e le chiome del cadavere del giovinetto Pallante destinato al rogo (XI, 74). Come ad affermare il fatto che ogni donna, anche se regina di Cartagine, fiera, imperiosa, conduttrice, è prima di tutto donna, una donna, la Donna, inchiodata al suo sapere innato e senza storia e ai suoi compiti eterni domestici di lavori femminili, di cura e assistenza.

Didone invece non è per essenza madre dedita alla cura nel privato, ma è donna autonoma e potente e determinata persino nel suicidio." (Francesca Rigotti)



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