I greci innamorati ci lasciarono la statua di Venere,
noi lasceremo il cancan litografato sugli scatolini da fiammiferi.
Non discutiamo nemmeno sulle proporzioni;
l’arte allora era una civiltà, oggi è un lusso:
anzi un lusso da scioperati.
(G. Verga, Prefazione a Eva, 1873)
Un povero pittore di nome Enrico Lanti arrivato dalla Sicilia per trovar fortuna, scommette con alcuni giovani che riuscirà a conquistare la bella fanciulla di cui è innamorato. Si tratta di Eva che si guadagna la vita facendo la ballerina di lusso. Eva lo ricambia pur continuando a condurre la sua vita. Lanti ha però un'idea romantica dell'amore: convince Eva a lasciare il teatro e ad andare a vivere con lui in miseria in una soffitta. Presto le difficoltà economiche e le difficoltà della vita quotidiana prendono il sopravvento sull'amore romantico. Eva lascia Enrico e ritorna alla vita di prima. Lanti raggiunge il successo solo abbassandosi a soddisfare i gusti del pubblico. In un raptus di gelosia uccide l'amante di Eva con cui vorrebbe riprendere la relazione. Presto si ammala di tisi e torna a morire in Sicilia, accolto dalla sua famiglia di origine.
TEMI
a) rapporto tra arte e modernità, dominata dagli interessi economici;
b) contrasto tra città e mondo premoderno (la Sicilia), inteso ancora come un'alternativa alla modernità, luogo di sentimenti e valori genuini;
c) il tema della ballerina come metafora della condizione dell'intellettuale.
![]() |
Tolouse Lautrec, Moulin Rouge |
Con i personaggi di Eva e Enrico Lanti, Verga affronta il problema della crisi dell’arte nella società industriale, in cui dominano gli interessi materiali. La ballerina diventa per l’artista oggetto di identificazione simbolica, rappresenta la sua dipendenza dal mercato. Come, infatti, la ballerina deve il suo successo ai gusti di un pubblico pagante, così l’artista, lo scrittore dipende dal mercato, dai gusti dei lettori, dalle imposizioni dell’industria editoriale che, a sua volta, dalle tendenze del pubblico è condizionata. Il senso sacro dell’arte è ora degradato a mera esibizione, spettacolo, esposizione di sé come merce offerta a chi spende; perciò le metafore dell’artista ora sono costituite da ballerine, clown, saltimbanchi. E il genio creativo è sostituito dal virtuosismo tecnico, dall’artificio di un’arte che “vende” se sta alle regole del gioco industriale, ma che perde, così, i suoi stessi connotati di arte per diventare “prodotto”.
In un’atmosfera di Banche e Imprese industriali - conclude Verga - non c’è più spazio per l’arte, ma solo per gli affari, per gli utili.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.